Il restauro del 1997

Affreschi Pieve a SiètinaIl restauro e il recupero del ciclo pittorico di Pieve a Sietina è stato condotto da Paola Ilaria Mariotti con un’equipe di collaboratori specializzati e selezionati (S. Albiani, V. Ghiso, S. Martinelli, R. Parigi, G. Puccioni) tra il 1997 e il 1998.

Grazie a due diversi stanziamenti economici consecutivi della locale Soprintendenza di Arezzo, si è potuto recuperare sia le pitture murali che gli intonaci antichi della navata centrale della pieve, mentre nelle navate laterali furono eseguite operazioni di pronto intervento e messa in sicurezza delle pitture frammentarie dell’abside destra, e del Battesimo di Cristo nella navata sinistra. I lavori furono diretti dalla compianta Soprintendente dott.ssa A.M. Maetzke, dalla dott.ssa L. Speranza e dall’architetto Carmentano.

Il recupero di questo ciclo pittorico, uno dei più importanti del territorio, è stato un’ importante occasione di studio e di approfondimento della conoscenza del luogo.  Il ciclo nelle sue parti più antiche, infatti, rappresenta uno dei momenti più importanti della pittura aretina del Trecento, che si afferma come una corrente artistica autonoma rispetto agli ambiti artistici dell’arte fiorentina e senese, prima con Andrea di Nerio, poi con il Maestro del Vescovado e, dopo la metà del Trecento, con personalità artistiche come il Maestro di Pieve a Sietina, che opera parallelamente al giovane Spinello Aretino (studio a cura della dott.ssa Isabella Droandi) .

La pieve, dunque, riveste un ruolo di grande importanza culturale e artistica fondamentale ad una consapevolezza culturale locale.

Il restauro ha messo in luce le diverse fasi di realizzazione delle pitture, dalle più antiche in corrispondenza della navata verso l’abside, alla più recente Annunciazione datata 1490. Sono soprattutto le fasce decorative che incorniciano le scene o le singole figure che mostrano la diversa cronologia temporale tra le pitture: il frammento più antico potrebbe risalire all’epoca altomedievale per arrivare alle più tarde pitture rinascimentali del fondo della navata centrale.

Il restauro ha evidenziato quanto diverso doveva essere l’aspetto originale delle pitture rispetto a come si presentano oggi. Esse, infatti, furono coperte dallo scialbo, quindi obliterate e rese invisibili probabilmente nel corso del Settecento; le vaste lacune oggi presenti, furono quindi causate sia dall’incuria secolare sia dal fatto che le pitture in passato erano coperte dagli strati di calce, sia dallo strappo operato dalla calce sui colori più deboli al momento della rimozione della calce dalle superfici dipinte. Infatti, tutte le campiture azzurre, realizzate con azzurrite, andarono perdute mostrando oggi il fondo rosso che originariamente aveva la funzione di strato preparatorio per esaltare le qualità cromatiche del pigmento.

L’intervento ha avuto lo scopo principale di migliorare la lettura delle immagini per mezzo di metodologie di pulitura calibrate e di reintegrazione pittorica riconoscibile da vicino e assimilabile al contesto a distanza maggiore (con il metodo della “selezione cromatica del colore” originale); dal punto di vista conservativo l’intervento di restauro mirava a ristabilire l’adesione degli intonaci pittorici e non gravemente distaccati e a risanarli dalla presenza di sali solubili deliquescenti per mezzo di metodologie di assorbimento differenziato ad impacco. Erano, infatti, presenti sali nitrati e sali cloruri, la cui presenza risulta abbastanza anomala in zone lontane dal mare.


L’associazione Pieve a Sietina ringrazia la Dott.ssa Paola Ilaria Mariotti per aver curato questa sezione del sito.

Paola Ilaria Mariotti è attualmente conservatore restauratore presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, istituto centrale del Ministero MiBACT, in passato ha lavorato per 16 anni come libero professionista per la Soprintendenza BSAE di Arezzo.